Storia del Cinema Italiano

Il cinema italiano è attivo sin dall'epoca dei fratelli Lumière.I primi filmati risalgono al 1896 e sono stati realizzati nelle principali città della penisola. Questi brevi esperimenti incontrano subito la curiosità del ceto popolare incoraggiando gli operatori a produrre nuove pellicole fino a porre le basi per la nascita di una vera industria cinematografica. Nei primi anni del novecento si sviluppa il cinema muto che avrà il merito di portare alla ribalta numerosi divi italiani e che troverà una battuta d'arresto alla fine della prima guerra mondiale. Tra il 1903 e il 1909 il cinema ambulante, sino ad allora considerato alla stregua di un fenomeno da baraccone, prende consistenza assumendo i caratteri di un'autentica industria. Centinaia di case di produzione sorgono in tutto il paese: Cines, Milano Film, Itala Film, Caesar Film, Società Anonima Ambrosio, Partenope Film, Pasquali Film, e innumerevoli altre sigle, destinate a durare il tempo della lavorazione di un film. Contemporaneamente si organizza nei centri urbani una rete sempre più capillare di sale cinematografiche (il Cinema Lumière di Pisa inizia le proiezioni già nel 1899, il Cinema Sivori di Genova addirittura dal 1896). Questa trasformazione porterà alla produzione dei film a soggetto, che per gran parte del periodo muto affiancheranno il documentario fino a sostituirlo quasi completamente all'inizio della Prima guerra mondiale. Nel 1912, l'anno della massima espansione, vengono prodotti a Torino 569 film, a Roma 420 ed a Milano 120. Nei tre anni che precedono la Prima guerra mondiale, mentre la produzione si consolida, vengono esportati in tutto il mondo film mitologici, comici e drammatici. Gli archetipi del filone sono Gli ultimi giorni di Pompei (1908), di Arturo Ambrosio e Luigi Maggi e Nerone (1909), dello stesso Maggi e Arrigo Frusta. Quest'ultima pellicola si ispira all'opera di Pietro Cossa che si rifà iconograficamente alle acqueforti di Bartolomeo Pinelli, al neoclassicismo e allo spettacolo Nero, or the Destruction of Rome rappresentato dal circo Barnum. Seguono Marin Faliero, doge di Venezia (1909), di Giuseppe De Liguoro, Otello (1909), di Yambo e Odissea (1911), di Bertolini, Padovan e De Liguoro. L'Inferno (1911), prima ancora che un adattamento della cantica dantesca, è una traduzione cinematografica delle incisioni di Gustave Doré che sperimenta l'integrazione tra effetti ottici e azione scenica, mentre Gli ultimi giorni di Pompei (1913), di Mario Caserini, ricorre a innovativi effetti speciali. Giovanni Pastrone è il regista più interessato alla ricerca di soluzioni scenografiche inedite. Già in La caduta di Troia (1911) sperimenta originali costruzioni prospettiche, ma è con il titanico Cabiria (1914) che la sua filmografia e l'intero genere raggiungono l'apice. Concepito come un autentico film-evento (anche grazie alla collaborazione di Gabriele D'Annunzio), la pellicola colpisce il pubblico per la sua ambizione, supportata da finanziamenti e costi produttivi senza precedenti. Le innovazioni tecniche (tra cui l'uso dei carrelli con la telecamera in movimento e del primo piano), la complessità della trama, l'uso espressivo del trucco, dell'illuminazione e l'opulenza scenografica contribuiscono alla sua fama di "oggetto d'arte" capace di superare i limiti del mezzo cinematografico. Negli anni a venire, pellicole come Intolerance (1916) di David W. Griffith o Metropolis (1927) di Fritz Lang saranno debitrici del film di Pastrone. Il divismo Tra il 1913 e il 1920 si assiste all'ascesa, allo sviluppo e al declino del fenomeno del divismo cinematografico, nato con l'uscita di Ma l'amor mio non muore (1913), di Mario Caserini. Il film ha un successo di pubblico enorme e codifica l'impostazione e l'estetica del divismo femminile. La recitazione di Lyda Borelli esercita una grandissima influenza per tutto il decennio e contribuisce a rinnovare l'immaginario romantico con influenze melodrammatiche, decadenti e simboliste. Francesca Bertini è, dopo Lyda Borelli, la seconda grande diva del cinema italiano. Dotata di una maggiore versatilità rispetto alle dive contemporanee, passa dalla commedia al dramma passionale ricoprendo vari ruoli sociali e comunicando con efficacia un'ampia gamma di sentimenti. In Assunta Spina (1915), di Gustavo Serena si allontana dalle influenze liberty per avvicinarsi a una recitazione più naturalistica che ne favorisce la forza espressiva. Nel giro di pochi anni si affermano: Eleonora Duse, Pina Menichelli, Rina De Liguoro, Leda Gys, Hesperia, Vittoria Lepanto, Mary Cleo Tarlarini ed Italia Almirante Manzini. Film come Fior di male (1914), di Carmine Gallone, Il fuoco (1915), di Giovanni Pastrone, Rapsodia satanica (1917), di Nino Oxilia e Cenere (1917), di Febo Mari, arrivano a modificare il costume nazionale, imponendo canoni di bellezza, modelli di comportamento e oggetti del desiderio. Questi modelli, fortemente stilizzati secondo le tendenze culturali e artistiche dell'epoca, si allontanano dal naturalismo a favore della recitazione melodrammatica, del gesto pittorico e della posa teatrale; il tutto favorito dall'impiego incessante del primo piano che amplifica ulteriormente il bagaglio espressivo dell'attrice.

Fonte: Wikipedia

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